Archivio annuale 14 Dicembre 2021

Diantonio

Stress: il nemico della bilancia

Soprattutto negli ultimi anni l’obesità è diventata una patologia sempre più comune e, talvolta, anche sottovalutata. I rischi per chi ne soffre sono molteplici:

  • malattie cardiovascolari;
  • cancro al seno;
  • cancro al colon-retto;
  • mortalità prematura;
  • cancro alla prostata.

Per tale motivo, gli scienziati cercano di prevenire lo sviluppo di questa malattia agendo su due fronti: 1) sensibilizzare le persone ad adottare un’alimentazione sana ed equilibrata e a svolgere regolarmente attività fisica; 2) cercare le cause che conducono la maggior parte della popolazione a intraprendere delle scelte alimentari e salutari decisamente errate.

L’obesità risulta ancora più comune negli Stati Uniti d’America: infatti, 1 americano adulto su 3 risulta essere obeso. Per definire una delle possibili cause di un problema tanto emergente è stato condotto uno studio da un team di scienziati americani su un campione di adulti prelevato nella città di Chicago.

Ai fini dello studio sono stati presi in esame 2.983 adulti con un’età media di circa 42 anni, di cui:

  • 1.030 sono risultati obesi;
  • 965 in stato di sovrappeso;
  • 988 in stato di normopeso o sottopeso.

Gli scienziati hanno condotto lo studio circa la relazione tra lo stress psicosociale e l’obesità, distinguendo 8 possibili cause di stress:

  • eventi acuti nella vita;
  • fattori di stress nel quartiere;
  • fattori di stress lavorativo;
  • fattori di stress di origine finanziaria;
  • avversità infantili;
  • discriminazione sul posto di lavoro;
  • discriminazione sociale (in base a etnia, reddito, stato fisico, ecc.).

Dallo studio condotto si è evinto che 4 delle 8 fonti di stress analizzate aumentano notevolmente la possibilità di soffrire della condizione patologica in esame in età adulta:

  • aver subito abusi di qualsiasi genere in età infantile;
  • soffrire di stress causato da relazioni sociali;
  • vivere in condizioni finanziarie difficili;
  • aver vissuto situazioni di stress acuto dovuto a esperienze significative.
Diantonio

Una nuova arma per combattere i tumori: il vaccino

Oggi più che mai, reduci da una pandemia mondiale ancora in corso, siamo capaci di comprendere quanto siano importanti la ricerca e lo sviluppo costante di nuove metodologie atte a prevenire o curare delle patologie potenzialmente letali.

Una delle malattie più aggressive e letali, per la quale è ancora difficile trovare una cura definitiva, è il cancro. Infatti, il tumore maligno comporta non solo il rischio di morte, ma anche una mediocre qualità di vita.

Negli ultimi anni gli scienziati si stanno impegnando per cercare di trovare delle cure selettive per questa malattia, in modo da evitare terapie che vadano a ledere anche tessuti che non sono interessati dalla patologia.

Una metodologia che potrebbe acquisire sempre più valore nella lotta ai tumori è il vaccino. Questa terapia consiste in tre fasi principali:

  • prelievo di cellule tumorali e anticorpi del malato;
  • messa a contatto di queste cellule in un lisato, in modo da scaturire la risposta degli anticorpi contro le cellule maligne;
  • iniezione degli anticorpi nel malato.

Il vaccino per il cancro ha lo scopo, quindi, di attivare la risposta immunitaria contro le cellule maligne, in modo da sconfiggere anche i tumori negli stadi più avanzati, con meno effetti collaterali.

Diantonio

Lotta ai tumori: il DNA dell’elefante nasconde un segreto

In seguito ad anni di lotta contro i tumori sappiamo bene che sono malattie che non colpiscono solamente l’uomo, ma qualsiasi animale. Eppure al mondo esistono degli animali che nonostante posseggano un numero di cellule molto superiore rispetto a quello umano, hanno una probabilità nettamente inferiore di sviluppare un tumore: gli elefanti!

Come si forma un tumore?

Un tumore è, sostanzialmente, una crescita incontrollata delle cellule dei tessuti del nostro organismo, dovuta a danni al DNA che non vengono riparati. Normalmente, cellule tumorali si formano quotidianamente nell’organismo, ma vanno incontro a morte cellulare programmata, grazie a particolari geni presenti nel nostro codice genetico: gli oncosoppressori. Quando, però, gli oncosoppressori vengono eliminati da danni al DNA o da altre cause, si sviluppa la patologia.

Il segreto degli elefanti

Gli elefanti posseggono nel proprio DNA tantissime copie del gene TP53, che è un gene facente parte della famiglia degli oncosoppressori, il quale risulta danneggiato o mutato in molti pazienti oncologici. Questo gene consente loro di eliminare più efficacemente le cellule danneggiate, prevenendo in tal modo la proliferazione cellulare incontrollata, che è alla base dei tumori maligni.

Diantonio

Batteri: una minaccia per la fertilità maschile

Nel mondo sono tantissime le coppie che non riescono ad avere figli. Le cause di questo avvenimento sono principalmente 3:

  • infertilità maschile;
  • infertilità femminile;
  • infertilità di coppia.

Circa il 50% dei casi è da attribuirsi alla prima causa.

Qual è la fonte dell’infertilità maschile?

I fattori che possono condurre a un danno dei tessuti del sistema riproduttivo maschile e alla conseguente infertilità sono molteplici:

  • salute dell’individuo;
  • abitudini e ambiente;
  • patologie specifiche;
  • infezioni batteriche o virali.

Quest’ultima causa è alla base del 10% dei casi di infertilità nei paesi maggiormente sviluppati e circa del 50% in paesi in via di sviluppo.

Come può un batterio causare l’infertilità nell’uomo?

I batteri sono dei parassiti che occupano quotidianamente il nostro organismo, il quale, al fine di difendersi, adotta una serie di strategie atte a eliminare il patogeno indesiderato.

Quando un batterio si insinua nel sistema riproduttivo maschile le cellule di questi tessuti mettono in atto due principali risposte:

  • stress ossidativo: condizione in cui viene spezzato l’equilibrio fisiologico tra distruzione e formazione di particelle ossidanti;
  • autofagia, processo in cui le cellule degradano proteine e componenti citoplasmatici, con l’obiettivo di sostenere la risposta immunitaria.

Lo stress ossidativo risulta essere una valida risposta contro i patogeni, ma quando questa condizione persiste (nel caso in cui i batteri risultino molto resistenti) si ottengono danni alle gonadi, che conducono principalmente a difetti genetici negli spermatozoi e a una scarsissima efficienza della spermatogenesi.

Quali sono i batteri più pericolosi per la salute riproduttiva maschile?

Tra i batteri che causano una risposta ossidativa più elevata vi sono:

  • Chlamydia trachomatis, responsabile della clamidia;
  • Neisseria gonorrhoeae, che provoca la gonorrea;
  • Escherichia coli, che è il più pericoloso.
Diantonio

Antiossidanti: una nuova cura per il Parkinson?

Il morbo di Parkinson è una malattia neurodegenerativa che comporta una perdita lenta ma progressiva del controllo dell’equilibrio e dei movimenti.

Questa malattia è classificata come appartenente alla famiglia dei Disordini del Movimento, di cui ne è la prevalente in numero di casi mondiali: si stima, infatti, che circa l’1% della popolazione mondiale con un’età che supera i 65 anni ne sia affetta.

Origine del disturbo

Gli studi effettuati su questa patologia sono molteplici, come si evince dai numerosi articoli scientifici presenti sull’argomento. Lo stress ossidativo, un processo che viene utilizzato normalmente dall’organismo per proteggersi dai patogeni, sembra svolgere un importante ruolo nello sviluppo della malattia, portando a diversi danni alla materia grigia del cervello, tra cui:

  • danni al DNA delle cellule cerebrali;
  • danni alle proteine, fondamentali per il corretto svolgimento di molteplici funzioni fisiologiche;
  • danni ai lipidi, componenti essenziali delle membrane cellulari e macromolecole fondamentali per l’efficienza degli impulsi nervosi.

Possibili rimedi

Molti studi oggi si concentrano sulla somministrazione di antiossidanti in pazienti affetti dal morbo di Parkinson, come la vitamina C, la vitamina E, il beta-carotene o nanoparticelle aventi funzioni antiossidanti.

Nonostante l’utilizzo degli antiossidanti per la cura del Parkinson sia in fase di studio, la loro integrazione corretta nella dieta quotidiana risulta fondamentale per la prevenzione della malattia.