Archivio annuale 10 Marzo 2022

DiMagnus

Chirurgia plastica: ecco perché oggi è più sicura

Le ragioni che spingono una persona a sottoporsi a un intervento di chirurgia plastica possono essere molto diverse. Quando si corregge un difetto fisico, un’imperfezione o un’asimmetria del corpo, non è solo per donare al proprio fisico una nuova forma, ma spesso per rispondere a un bisogno più profondo, che ha a che fare con il proprio benessere psicologico.

In ogni caso, è meglio affidarsi a professionisti qualificati e a cliniche di alta reputazione, che utilizzano protocolli e materiali di ultima generazione. Grazie agli avanzamenti della ricerca, le protesi per il seno e i glutei, così come le tecniche per la rinoplastica o per il lifting, sono oggi molto più sicure e garantiscono risultati soddisfacenti.

Protesi e ricerca scientifica

Qual è il segreto per ottenere un seno tonico e naturale con un intervento di chirurgia? Oltre alla bravura del chirurgo, la qualità delle protesi gioca un ruolo fondamentale. Ad esempio, l’azienda Motiva, leader di settore da moltissimi anni, ha messo a punto una gamma di protesi in silicone realizzate secondo i più alti standard. Si può scegliere tra quelle rotonde, a goccia o anatomiche, in modo da raggiungere un risultato d’insieme che sia quanto più armonico possibile.

Grazie alle protesi di Motiva, che sono completamente anallergiche, anche le pazienti oncologiche potranno avvalersi di un intervento di ricostruzione, riducendo al minimo i rischi di rigetto. Non solo protesi per il seno: Motiva produce anche protesi per i glutei, che vengono realizzate per aumentare e valorizzare i muscoli del sedere.

L’importanza della visita specialistica

Grazie alla tecnologia 3D, è possibile simulare il risultato dell’intervento a partire da fotografie dei pazienti, i quali potranno così constatare in modo realistico come il loro corpo cambierà dopo l’operazione. In questa fase, per soddisfare al meglio i propri desideri, è importante seguire i consigli del chirurgo a cui ci si affida.

Gli interventi più richiesti

Se la mastoplastica rimane saldamente in vetta alla classifica delle operazioni più richieste, sul podio troviamo anche la liposuzione dell’addome e la rinoplastica; un décolleté tonico e giovanile è comunque in cima ai desideri delle donne. Per riequilibrare la figura, anche la liposuzione della zona addominale risulta sempre più diffusa; si tratta di un’operazione che viene effettuata per ridurre il grasso in eccesso che si accumula in seguito a un’alimentazione sbagliata o a problemi di metabolismo.

Il decorso post operatorio

A seconda dell’intervento, la degenza può durare solo alcune ore (come nel caso della mastoplastica) o una o due notti, soprattutto per gli interventi per cui occorre sottoporsi ad anestesia generale. Per evitare complicazioni e poter godere il prima possibile dei risultati, bisognerà attenersi alle indicazioni del medico, prevedendo in ogni caso un periodo di necessario riposo.

Le visite di controllo

Dopo un lasso di tempo che viene concordato con lo specialista, si effettuano una o più visite di controllo. Anche in questo caso, il progresso tecnologico può essere di grande aiuto: le protesi di Motiva, infatti, sono dotate di una tecnologia che permette di rilevare la loro posizione e le caratteristiche della protesi stessa attraverso uno scanner.

Diantonio

Un amico per il successo: lo stress

Molto spesso ci capita di sentirci sopraffatti dal lavoro, dallo studio, dagli impegni familiari. Ci sentiamo vittime di una sorta di mostro infernale, pronto a sabotare la nostra vita e a prosciugare la nostra linfa vitale e le nostre energie: lo stress!

Eppure, evidenti studi scientifici condotti da Jeremy P. Jamieson indicano che, in realtà, i boicottatori del nostro successo siamo noi stessi o, per meglio dire:

  • la percezione che abbiamo dello stress;
  • la risposta che attuiamo in situazioni stressanti.

La psicologia influenza la fisiologia del nostro corpo

Immaginiamo due situazioni differenti in cui si sarebbe potuto trovare l’uomo preistorico:

  • scappare da un animale feroce;
  • cacciare un animale di grandi dimensioni.

In entrambi i casi, i suoi sintomi sarebbero stati gli stessi di quelli che noi proviamo quando dobbiamo affrontare una prova che consideriamo importante: sudorazione delle mani, battito cardiaco accelerato, fiato corto, ecc. In realtà, nelle due situazioni appena descritte, l’uomo preistorico avrebbe attuato due tipi di risposta differenti, rispettivamente:

  • risposta per paura: il cervello recepisce il pericolo e il corpo si prepara a ricevere eventuali danni, concentrando tutta la circolazione sanguigna nelle zone vitali;
  • risposta per sfida: il cervello prepara il corpo a vincere, pompando più sangue ai muscoli, offrendo la massima potenzialità all’organismo.

Il nostro organismo non è certo diverso da quello dell’uomo preistorico ed è per questo che gli scienziati si sono concentrati sullo studio della psicologia e della risposta allo stress.

Per il suo esperimento J. P. Jamieson ha selezionato 60 studenti intenzionati a conseguire il Graduate Record Examination (GRE) entro i 3 mesi successivi. Sono stati poi effettuati tre prelievi salivari per analizzare la concentrazione di alfa-amilasi salivare, in modo da valutare l’attivazione del sistema nervoso simpatico. Il primo prelievo è stato effettuato in condizioni normali. In seguito, gli studenti sono stati convocati per una simulazione del GRE, prima della quale è stato effettuato un secondo prelievo salivare, per poi dividere equamente gli studenti in due gruppi:

  • il primo gruppo è stato preparato ad affrontare il test, ricevendo informazioni esclusivamente sullo svolgimento della prova;
  • al secondo gruppo è stato, invece, detto che l’ansia e lo stress avrebbero migliorato le loro performance nel corso del test (risposta di sfida).

Il terzo prelievo salivare è avvenuto in seguito a questa diversa preparazione. I risultati ottenuti da questo esperimento hanno confermato la tesi di Jamieson: i ragazzi che erano stati preparati ad attuare una risposta di sfida allo stress hanno ottenuto punteggi del GRE più elevati, sia nel corso della simulazione che nella prova vera e propria. Inoltre, dai prelievi salivari è stata riscontrata una maggiore attivazione del sistema nervoso simpatico nel caso della risposta di sfida.

Conclusioni

In conclusione, modificare il nostro pensiero in merito alle sfide quotidiane può trasformare un qualcosa di nocivo in un mezzo che può ottimizzare le nostre capacità, portandoci a dare il meglio di noi stessi.

Diantonio

Disturbo da stress post-traumatico: il cortisolo fissa i ricordi

Le persone che vivono un trauma tentano poi di eliminare disperatamente i brutti ricordi, ma sembra che siano radicati nella mente e che nulla possa lavarli via. Tutto ciò conduce a un grave malessere dell’individuo, che può poi sfociare in casi clinici, come il disturbo da stress post-traumatico.

Numerosi scienziati negli ultimi anni si sono cimentati nello studio del rapporto tra stress acuto e controllo attivo della memoria: vi sono migliaia di articoli pubblicati da scienziati di tutto il mondo che tentano di spiegare questo fenomeno.

Lo stress acuto radica i ricordi nel cervello

Un interessante esperimento sugli effetti dello stress acuto sulla memoria attiva è stato effettuato in Germania da cinque esperti in neurofisiologia, psicologia e patopsicologia.

Ai fini dello studio sono stati selezionati 53 individui con un’età media di 25 anni, attentamente selezionati in base al periodo del ciclo mestruale (nel caso delle donne), dei farmaci assunti e del profilo psicologico.

Il gruppo preso in esame è stato diviso in due sottogruppi:

  • gruppo di controllo;
  • gruppo sottoposto alla condizione di stress.

La condizione di stress utilizzata per questo esperimento è stato il Trier Social Stress Test (TSST): consiste nel simulare un colloquio di lavoro dinanzi a esaminatori che non hanno la minima intenzione di rassicurare l’interlocutore ma, anzi, vengono ingaggiati con il compito di attuare un linguaggio del corpo che esprima ostilità (tenere le braccia incrociate, picchiettare sul pavimento con il piede, alzare lo sguardo, sospirare ripetutamente).

Procedimento

Tutti i candidati hanno dovuto memorizzare 33 coppie viso-parola: i 33 visi scelti erano tutti neutri e le 33 parole erano tutte tedesche e costituite da 5 lettere. I 33 stimoli sono stati presentati su uno schermo, ognuno per 4s per ciascun ciclo. In totale sono stati proiettati 4 cicli.

Successivamente, sono stati separati i due gruppi: il gruppo stress è stato sottoposto al TSST, mentre il gruppo controllo è passato direttamente alla fase successiva dell’esperimento.

Infine, ai candidati di entrambi i gruppi è stato chiesto di evitare qualsiasi tipo di associazione con i ricordi per 10 delle 33 coppie memorizzate in precedenza.

Conclusioni

Il gruppo di controllo è riuscito efficacemente a rimuovere dalla memoria le associazioni delle 10 coppie, contrariamente a quanto avvenuto con il gruppo di stress. Ciò è dovuto al fatto che il cortisolo va a influire sulla funzionalità del lobulo parietale inferiore, provocando una diminuzione della sua attività theta. Nel gruppo di stress, infatti, sono stati rinvenuti livelli di cortisolo e pressione arteriosa diastolica e sistolica decisamente più elevati rispetto all’inizio e al gruppo di controllo.