Molto spesso ci capita di sentirci sopraffatti dal lavoro, dallo studio, dagli impegni familiari. Ci sentiamo vittime di una sorta di mostro infernale, pronto a sabotare la nostra vita e a prosciugare la nostra linfa vitale e le nostre energie: lo stress!
Eppure, evidenti studi scientifici condotti da Jeremy P. Jamieson indicano che, in realtà, i boicottatori del nostro successo siamo noi stessi o, per meglio dire:
- la percezione che abbiamo dello stress;
- la risposta che attuiamo in situazioni stressanti.
La psicologia influenza la fisiologia del nostro corpo
Immaginiamo due situazioni differenti in cui si sarebbe potuto trovare l’uomo preistorico:
- scappare da un animale feroce;
- cacciare un animale di grandi dimensioni.
In entrambi i casi, i suoi sintomi sarebbero stati gli stessi di quelli che noi proviamo quando dobbiamo affrontare una prova che consideriamo importante: sudorazione delle mani, battito cardiaco accelerato, fiato corto, ecc. In realtà, nelle due situazioni appena descritte, l’uomo preistorico avrebbe attuato due tipi di risposta differenti, rispettivamente:
- risposta per paura: il cervello recepisce il pericolo e il corpo si prepara a ricevere eventuali danni, concentrando tutta la circolazione sanguigna nelle zone vitali;
- risposta per sfida: il cervello prepara il corpo a vincere, pompando più sangue ai muscoli, offrendo la massima potenzialità all’organismo.
Il nostro organismo non è certo diverso da quello dell’uomo preistorico ed è per questo che gli scienziati si sono concentrati sullo studio della psicologia e della risposta allo stress.
Per il suo esperimento J. P. Jamieson ha selezionato 60 studenti intenzionati a conseguire il Graduate Record Examination (GRE) entro i 3 mesi successivi. Sono stati poi effettuati tre prelievi salivari per analizzare la concentrazione di alfa-amilasi salivare, in modo da valutare l’attivazione del sistema nervoso simpatico. Il primo prelievo è stato effettuato in condizioni normali. In seguito, gli studenti sono stati convocati per una simulazione del GRE, prima della quale è stato effettuato un secondo prelievo salivare, per poi dividere equamente gli studenti in due gruppi:
- il primo gruppo è stato preparato ad affrontare il test, ricevendo informazioni esclusivamente sullo svolgimento della prova;
- al secondo gruppo è stato, invece, detto che l’ansia e lo stress avrebbero migliorato le loro performance nel corso del test (risposta di sfida).
Il terzo prelievo salivare è avvenuto in seguito a questa diversa preparazione. I risultati ottenuti da questo esperimento hanno confermato la tesi di Jamieson: i ragazzi che erano stati preparati ad attuare una risposta di sfida allo stress hanno ottenuto punteggi del GRE più elevati, sia nel corso della simulazione che nella prova vera e propria. Inoltre, dai prelievi salivari è stata riscontrata una maggiore attivazione del sistema nervoso simpatico nel caso della risposta di sfida.
Conclusioni
In conclusione, modificare il nostro pensiero in merito alle sfide quotidiane può trasformare un qualcosa di nocivo in un mezzo che può ottimizzare le nostre capacità, portandoci a dare il meglio di noi stessi.
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